Dal Catalogo - Phalaenopsis

dal catalogo Phalaenopsis

Parve, ma lentamente, che Iddio ne perdesse memoria.
Il viso per primo, le mani più tardi, alla fine i capelli...
Bertolt Brecht,

«Il foglio bianco come la neve attutisce la caduta di segni lievi che vi si posano morbidamente, a tracciare volti immobili di un'umanità dormiente. Sono i delicati ritratti post mortem che Vito Stassi affida alla leggerezza della carta, oli e disegni che compongono un repertorio tassonomico di immagini rimosse. Con la cura e la dedizione dell'entomologo infilza, grazie agli spilli sottili del suo elegante segno grafico, fisionomie perdute, fragili come ali di farfalla, riconsegnandole all'osservatore in un catalogo visivo che per essenzialità e purezza formale si potrebbe paragonare ad una raccolta di haiku, le brevi poesie giapponesi composte ciascuna da tre versi di diciassette sillabe.
È alla luce fioca di questa essenzialità poetica che va visto il suo lavoro recente tutto incentrato su un unico paradigma quello dell'assenza, emblema di un artista anomalo, che preferisce dedicarsi all'arte rara della sottrazione. Prima di tutto Stassi si sottrae al suo presente temporale, collocando le sue immagini in un passato ancora prossimo, ma che già non ci appartiene più, e di cui rimane memoria attraverso una raccolta di foto d'epoca. Poi riduce i suoi mezzi cromatici al minimo, stemperando il nero della grafite o il bruno dell'olio nel contatto con il bianco e con il giallo, in una declinazione di grigi dilavati e nebbiosi che acuiscono il sentimento di sospensione e di indeterminatezza delle sue opere. Infine immerge l'osservatore in un mondo di imperturbabile silenzio.
Ne Le intermittenze della morte José Saramago immagina un'umanità temporaneamente liberata dalla morte e le conseguenze legate ad una tale condizione, descrivendo l'iniziale euforia fino allo sgomento e alla disperazione seguenti. Questo la dice lunga sulla più potente e necessaria delle nostre ossessioni.
Il processo di rimozione della morte è cosa recente, per dirla con le parole di Jean Baudrillard: "Noi viviamo interamente in un pensiero evoluzionistico, che afferma che si va dalla vita alla morte: è l'illusione del soggetto... È più reale dire che intere parti di "noi stessi" (del nostro corpo, dei nostri oggetti, del nostro linguaggio) cadono dalla vita nella morte, subiscono da vive il lavoro del lutto." Le opere di Stassi ricompongono questo paradosso restituendo la vita alla morte e viceversa, manifestando tutta l'ambiguità della condizione umana in una illusione di vita.
Negli oli la natura plasmica, anzichè plastica delle sue immagini si rivela in quella loro muta sembianza di ombre, in quel lento dissolversi in un tutto indistinto, come negli interni ammobiliati dove l'ordine che regna nelle stanze vuote appare così desolatamente definitivo da essere inevitabilmente destinato all'oblio. Stessa sensazione di dissolvimento si prova davanti ai ritratti su carta dove il foglio bianco sembra assorbire l'immagine che con un doppio movimento si mostra per poi lentamente scomparire. Una malìa cui le immagini elettroniche ci hanno oramai abituati, ma che restituita alla capacità sottilmente illusoria della pittura e del disegno, ci affascina con la grazia di una semplicità apparente».

Giusi Diana

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