Rita Casdia si conferma, a distanza di anni, un'artista capace di trasmettere, con un segno semplice e immediato e con una purezza incontaminata, i sentimenti profondi che agitano, nei momenti di lucidità, le donne e gli uomini: primo fra tutti lo sgomento di fronte all'immensità della natura e l'eternità del tempo.
Rita Casdia torna a Nuvole, dopo tre anni dall'ultimo progetto del febbraio 2005. Allora Rita presentò Non mi trattengo dall'amarti, un video d'animazione interattiva che rappresentava, con ironia feroce, il rituale della relazione amorosa. Al video si giungeva seguendo un percorso segnato da quattrocento tessere nelle quali i piccoli personaggi di Rita si dimenavano gioendo e soffrendo.
Con questo nuovo progetto, nel quale ancora video, interattività, sonoro e disegno s'intrecciano e si completano, Rita Casdia torna per altra via (qui il viaggio, lì la sessualità) a quello che a me pare essere il nucleo della sua personale ossessione artistica: la difficoltà del crescere, il dramma, individuale e sociale, della perdita della magica dimensione infantile.Il video, CRISS CROSS LOOP, realizzato durante un soggiorno in Canada nella foresta di Matawinie, si completa con la serie di disegni BLACK IN THE FOREST, venti disegni realizzati dopo il viaggio, sulle tracce della memoria.
Nel video vediamo il paesaggio della foresta ripreso attraverso i vetri di un'auto in movimento e sentiamo il rumore del motore dell'auto. Non accade nulla di particolare, ma il semplice e banale durare del percorso genera un senso d'ansia, d'incertezza, di panico e il viaggio da geografico si fa mentale e la terra sconosciuta non è più solo il Canada ma il viaggio nella vita, il vero territorio sconosciuto è quello che ciascuno affronta nell'avventurarsi oltre i confini della linea del qui e ora.
L'effetto è determinato anche da piccoli segnali, che rompono l'equilibrio incontaminato della natura. Come l'orsetto di peluche che dondola appeso ad un cappio dalla parete di una casetta di legno (come non pensare al povero pinocchio tornato legno inanimato quando nasce il bambino vero, quello che potrà diventare uomo?) e la presenza delle bamboline (le ormai famose piccole creature di Rita in plastilina colorata che già in passato hanno abitato i barattoli, il territorio sconfinato dell'Australia e il caos urbano di Milano). E' così che cappio e infinito s'intrecciano in una trappola di significato - criss cross loop, appunto. Siamo in una foresta bellissima, ma abbiamo un nodo alla gola. Vogliamo restare e al tempo stesso scappare. La trappola della vita è tesa e ci siamo dentro.
I venti disegni Black in the Forest, che Rita ha realizzato di ritorno dal viaggio, sono la traccia lasciata dai pensieri e dalle paure, dai fantasmi che abitano la foresta, dalla natura sterminata, dal vento, dal silenzio, dal senso d'infinito. Sono la dimensione fantastica, cupa e giocosa, che si coagula nelle masse nere e nel segno elettrico rosa brillante ossessivamente ripetuto all'infinito. Ed è forse proprio in questa dimensione fantastica, in questi disegni nei quali si ritrova anche la forza mitica degli androidi, in questa capacità di farsi trasportare dalle più intime suggestioni del proprio inconscio che si rivela una via d'uscita e una linea possibile di comunicazione con il futuro. Non sono infatti i bambini capaci di infondere vita alle cose inanimate e quindi capaci di pensare senza paura anche a computer che possono vivere di vita e sentimenti propri? Che possono immaginare grattacieli alti fino al cielo e pensare a questo con gioia?
L'immaginazione propria dell'infanzia è proposta quindi come una via, la via per sottrarsi all'accecamento del caos e della confusione postmoderna. Ma lo sforzo di non perdere questa dimensione salvifica propria dell'età infantile non nega la modernità, anzi, è trasmessa proprio attraverso l'utilizzo consapevole e alto dei metodi e delle pratiche contemporanee. Un'altra contraddizione, un'altra trappola.
Raffaella De Pasquale
