Dal Catalogo - Non mi trattengo dall'amarti

La coppia è protagonista di un gioco amoroso che spesso si risolve in una farsa che entrambi contribuiscono a rendere comica e tragica. I ruoli si alternano in posizioni di dominio e sottomissione, di fulminei abbandoni e di repentini ritorni.
Questo breve disegno animato parla di queste semplici, diffuse e inevitabili dinamiche.
La persona chiamata ad interagire con il mio video (ossia con la coppia) è coinvolta nella simulazione del ruolo del "consigliere" di turno che fa apparentemente continuare e anche degenerare la relazione "amorosa" risultando dunque di troppo o comunque inutile per la sua missione di "portatore di pace" poiché siamo di fronte ad un processo ormai in atto dove gli impulsi d'amore per l'altro fanno venire delle strette al cuore e delle fitte atroci allo stomaco.
rita casdia.

«Che il Non-voler-prendere resti quindi irrigato di desiderio da questa mossa rischiosa: l'io ti amo è nella mia testa, ma io lo imprigiono dietro le mie labbra. Non proferisco. Io dico silenziosamente a chi non è più o non è ancora l'altro: mi trattengo dall'amarti».Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, trad. di Renzo Guidieri, gli Struzzi, Einaudi, 1979, Torino.

di Sergio Troisi
Diffidate della leggerezza degli artisti: anche quando la trama che imbastiscono sembra rarefarsi sino alla trasparenza, spesso i fili che la compongono possono risultare affilati come lame, taglienti e aguzzi come cocci di vetro; e maneggiarli implica correre deliberatamente il rischio di impastare i propri gesti quotidiani con l'incertezza, il panico, la sofferenza. Prendete ad esempio le piccole bambole di plastilina che Rita Casdia modella da alcuni anni per poi chiuderle in barattoli, fotografarle leggermente perplesse in paesaggi periferici, lasciarle in attesa che qualcuno le raccolga e le adotti; i loro tratti mimano una manualità infantile che - per metonimia - mette in scena i meccanismi elementari dei sentimenti: il timore dell'abbandono, l'invisibile parete dell'isolamento, la trappola dei fraintendimenti.
In "Non mi trattengo dall'amarti" Rita ha tradotto le bambole in plastilina nel tratto grafico semplificato proprio del disegno infantile; un'attrazione che ha attraversato tanta arte del Novecento e che almeno nell'ultimo decennio è stata utilizzata non più in chiave formale ma semmai esplicitamente narrativa - un racconto icastico, per frammenti minimi, come si conviene a un tempo che ha individuato nell'iterazione del dettaglio una privilegiata via di accesso alla rappresentazione delle cose che compongono il mondo. Quattrocento figurine - autoritratto allineate sulle pareti (la strategia dell'accumulo così diffusa nelle pratiche artistiche contemporanee), ognuna diversa dall'altra per piccole varianti del gesto, della mimica o dell'abbigliamento a formare un collage-caleidoscopio, conducono così lo spettatore dinanzi al monitor dove viene rappresentato (e l'ironia non tragga in inganno) il rituale feroce della relazione amorosa: il congegno preciso e implacabile del rispecchiamento, dell'equivoco e del disinganno, sino alla reciproca distruzione di cui il visitatore che impugna il mouse può soltanto ribadire la circolarità azionando l'uno o l'altro dei due personaggi. "Frammenti di un discorso amoroso", certo, e non a caso Rita ha scelto come epigrafe un passo di quel testo di Barthes; ma per questo gioco senza uscite né vie di fuga - nel video - cartoon interattivo non ci sono alternative alla cancellazione letterale dei contendenti - il riferimento probabilmente inconsapevole sembra semmai un testo quasi dimenticato degli anni Settanta, "Nodi" di Ronald Laing, dove il groviglio di patologia e dinamica amorosa si risolveva in una struttura paradossale, senza scampo.

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