Dal Catalogo - Una stanza tutta per sè

Nel preparare questa mostra abbiamo ripensato a Virginia Woolf, al suo saggio Una stanza tutta per sé scritto esattamente settanta anni fa. Testo importante, che analizza le ragioni della Sostanziale assenza delle donne, fino agli inizi del secolo, dal mondo della letteratura e, in generale, della produzione artistica.
Oggi, alla fine del secolo, in un contesto radicalmente trasformato, nel quale spesso si parla di un definitivo superamento del]e differenze di genere, ci sembra invece che le giovani artiste, farti proprio di una generalizzata appropriazione delle donne degli spazi della vita, esprimano più di una volta, un modo femminile di vedere il mondo, un modo femminile di attraversare la foresta dell'arte.
Abbiamo scelto, insieme alla scrittrice Nadia Fusini, brevi stralci di un suo saggio su Virginia Woolf (*) importanti per leggere questa mostra.

Nuvole

L'arte, la grande arte in fondo è collettiva, l'artista non esiste nel vuoto, la grande arte è impersonale - non perché non ci sia un "io" che in essa parla, ma perché, come con la vita, come con la storia, tutti contribuiamo alla sua creazione.

È un modo tutto suo, e tutto femminile, vorrei insistere -rivendicando al 'femminile' un passo ondeggiante, circolare, che prima di me Lou Salonié riconosce alla donna, mentre osserva nell'uomo un passo di fuga: chi può negarlo? Chi può negare che per lo più l'uomo marcia diritto per la sua strada, in un territorio che se non ha lui stesso 'mappato', altri uomini l'hanno fatto con segni per lui inconfondibili?
La donna, invece (la figlia degli uomini colti, la sorella di Shakespeare: con tale fraseggio Virginia Woolf dichiaratamente esibisce e smaschera nei due saggi più celebri - Una stanza tutta per sé e Le tre ghinee - l'effettiva credenza sociale, collettiva che la donna in sé non esiste; e difatti o è madre, o è sorella, o e figlia), la donna dicevo, divaga, ondeggia, ancheggia; rispetto al territorio ha un andamento piuttosto basato sul fiuto, che sulla cartografia. Poche donne sanno di geografia quanto gli uomini-sarà vero.. .Ma attenzione: non per questo non viaggiano e non hanno viaggiato, e non sanno orientarsi in conformazioni spaziali complesse. Solo che con lo spazio negoziano a modo loro.

Nella foresta della prosa, così dimostra la Woolf, si può stare in modo femminile ovvero, secondo un modo di ragionare che mappa sulla pagina un percorso sommamente indiretto, che non ha niente a che fare coi modi virili di induzione, deduzione e così via,

Non ha tempo da perdere... se ha un sentimento è quello della dis-appartenenza. Perché è donna, ha spiegato in Una stanza tutta per sé, e spiegherà nelle Tre Ghinee; e perché è lei - che più di altre creature evidentemente soffre della propria "gettatezza". E un sentimento di deiezione, di vulnerabilità estrema che pervade i suoi romanzi, e vibra in ogni suo gesto e pensiero. ... Chi si sente così, non urla mai, tantomeno quando scrive. Non strepita. Dubita - che è diverso.
"Bello" e quando la forma e il contenuto si fondono, il pensiero e il sentimento, la ragione e l'emozione si compenetrano; sì che la mente si fa creativa, la ragione immaginativa.

C'è una ferita tra il significato e l'espressione, e la ferita fa male, fa male a tutti, fa male anche a chi non lo sente; ma da quel dolore patito, può nascere un movimento verso la forma. Il problema della forma per lei è un problema di equilibrio; ...Il punto di equilibrio è il momento fatale (e fatico) in cui l'emozione, l'idea diventano parola. forma. ... Ci si può arrivare per intuito, per discontinuità...Il mutamento, il movimento sono essenziali. Il saggista può ripetersi, contraddirsi, inseguire le più stravaganti fantasie. Perché, di nuovo, quello che conta è la vita; e dunque la libertà, il flusso, il gioco, la sorte, buona e cattiva, il caso. Naturalmente, conta anche l'ordine: dobbiamo trovarlo ... (qualcosa si fonde, si salda, e ne risulta una figura).

Il saggio è una prova, un esperimento che si fa nella lingua, in questo senso è affine all'opera d'arte - non solo perché sia ben scritto, non è solo questione di stile. E affine all'opera d'arte nel senso che trasporta alla lingua un'emozione che si fa forma con un suo rigore assoluto, anche se il tono può sembrare casuale. Il problema artigianale, di fattura cioè, è fondamentale.

La gente vive per lo più anonimamente. La maggior parte di noi, uomini e donne qualunque, vive e basta. Per noi (di noi) la vita non si scrive, passa. Eppure, anche la nostra è vita: vita che alla scrittrice interessa addirittura più della sua, quasi fosse la nostra anonima la vera vita, la pura vita,,,

E una risata dell'infanzia, che sta come un cristallo di rocca chiarissimo al centro del suo carattere. La capacità di ridere ha a che fare con la resistenza di questo cristallo di infanzia al centro della sua personalità. Per ridere... bisogna saper tornare bambini, e stupirci di tutto, e ogni giorno rientrare nel mondo come fa Alice nel paese delle meraviglie. E anche, essere capaci di rovesciare tutto.

Nadia Fusini

(*) I brani sono tratti da La foresta della prosa saggio introduttivo di Nadia Fusini in Virginia Woolf Saggi, prose, racconti, Ed. Mondadori, Milano 1998.

Sei qui: Home Exhibitions Catalogo Dal Catalogo - Una stanza tutta per sè