Dal Catalogo - Titina Maselli

Ciò che caratterizza le "immagini di città" di Titina Maselli. il suo modo di dipingere o, per usare, la famosa espressione di Klee., il suo modo di "rendere visibile" il fatto urbano - metropolitano - è I'incommensurabilità della città rispetto a ogni misura umana. Ciò significa innanzi tutto l'abbandono del principio della chiarezza e distinzione, della regola classica che impone di mostrare gli oggetti e le figure attraverso le linee che ne articolano la superficie. inserendoli in uno spazio trasparente e rarefatto che lo sguardo può facilmente attraversare. Non è un caso che La cara ideale di Urbino ne costituisca uno degli esempi più famosi.Ciò che mostrano i quadri della Maselli - in un modo assolutamente singolare e quasi paradossale - è una certa impenetrabilità dello spazio per l'occhio e l'indiscernibìlità virtuale dell'oggetto. La condensazione dello spazio è tale da far vacillare la differenza stessa fra la cosa e lo spazio che la circonda. Gli oggetti tendono a trasformarsi e a diventare una pura estensione o una spazialità in movimento mentre lo spazio è invaso da tensioni che lo trasformano in un volume vibrante e opaco. La luce non è più una fonte o un origine trascendente in cui il mondo e le uose acquistano li loro visibilità, ma diventa immanente: nasce nel mondo ed emana dalla materia come una strana fosforescenza. Che il luogo di questa trasformazione. sia proprio la città cori le sue architetture, lo scenario, cioè, della costruzione legittima con i suoi precetti di linearità, è uno dei paradossi più acuti della pittura della Maselli.
      
Il ciclo di quadri degli anni cinquanta dedicati al tema della notte acquista in questa prospettiva un significato particolare. La notte è qui tutt'altro che un soggetto qualsiasi e il ciclo più di una semplice fase evolutiva. La notte è il nome di un ambiente globale, di un laboratorio pittorico vero e proprio che permette di inventare un singolare modo di dipingere e di trattare il colore. Rendere visibile l'indiscernibilità virtuale fra oggetto e spazio - l'evento che esprimono i grandi quadri degli anni sessanta e settanta, in modo esemplare Tramonto sullo stadio (1973), richiede, infatti, una tecnica precisa. La grande invenzione della Maselli consiste in una particolare maniera pittorica che è, al tempo stesso, linea e superficie, tensione e immobilità. Scompaiono contorni e profili e, con essi, tutti gli elementi grafici che servono a distinguere gli oggetti e le figure nello e dallo spazio circostante. La linea noti è dedotta dal punto, ma dalla superficie e da questa linea estratta dalla superficie. sì genera una spazialità particolare, più tattile che ottica, ciò che gli americani chiamano "shallow depth". L'intero spazio del quadro viene costruito e articolato a partire da elementi minimi ed essenzialmente ambigui e scissi, attraverso differenziazioni e accumulazioni, variazioni e modulazioni. È l'occhio che fa l'esperienza (lei risultato singolare di questo modus pingendi. I quadri della Maselli non rendono visibile ciò che è, ma la sua impercettibilità, inducendo l'occhio a una specie di passage à. la limite: fare esperienza dell'incapacità di vedere ciò che lo sguardo ha immediatamente davanti a sé ed è, perciò, costretto a vedere.

In questo contesto il tema della notte ha una funzione precisa. L'assenza di luce è il pretesto per distruggere la linearità per togliere allo spazio la sua profondità e conferire alle. facciate. - ai residui e ai relitti dell'architettura - una specie di vita segreta una presenza ottusa e inafferrabile. Se, in mezzo a questi volumi appiattiti o incavati, compare qualche foglia (Neon fra gli alberi del 1951 e Palazzone di vetro del 1956) o qualche faccia (come in Subway 1955), sta solo a indicare, che non c'è più differenza fra il mondo animato e quello inanimato, fra natura e artificio, e che la totalità di ciò che è viene abbracciata da un'immanenza che è, insieme, intensa e indifferente. Non molto più tardi la pittura della Maselli non avrà più bisogno della notte per esprimere, il divenire impercettibile delle cose.

I colori e i loro rapporti di complementarità che avvolgono i reticoli delle facciate porteranno al loro interno, nonostante io splendore, un'oscurità più essenziale, quasi cosmica, al di là del ritmo terrestre del giorno e della notte.

Clemens-Carl Härle

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