Dal Catalogo - Città

La città
La Città, concepita come agglomerato architettonico e sociale, è stata un'iconografia molto amata dai pittori nel lungo corso della storia dell'arte occidentale. Ad esempio, in passato, un grande maestro del Trecento come Ambrogio Lorenzetti seppe raffigurare la sua città-patria, Siena, come il luogo esemplare di una dimensione di vita socialmente armoniosa e felice, tanto che l'ampia veduta di case turrite racchiuse tra le mura era l'Allegoria del Buon Governo e dei suoi Effetti in Città. Il genere del paesaggio urbano trova il suo apogeo alla metà del Settecento con i vedutisti veneziani: Canaletto, Bellotto e Guardi. Utilizzando la Camera ottica, essi ci danno una rappresentazione in apparenza obiettiva di Venezia, ma, di fatto, la loro è un'interpretazione razionalista e idealizzante della loro amatissima città.

Una visione più mossa e dinamica, e per certi aspetti anche critica, capace di comunicare le sottili inquietudini che permeano la convulsa vita cittadina, ce la offrono verso la fine dell'Ottocento artisti come Camille Pissarro, Giuseppe De Nittis, Telemaco Signorini e, soprattutto, Vincent Van Gogh. Nel piccolo dipinto Boulevard de Clichy del 1887. conservato al Rijksmuseum Van Gogh di Amsterdam, l'artista olandese propone una lettura cromaticamente decostruita di Parigi, esprimendo insieme al fascino della Ville Lumiere anche la sottile angoscia che lo pervade. Una tecnica pittorica quasi analoga adotta Umberto Boccioni, per raffigurare ed esaltare l'industrializzazione e il progresso dei primi fatidici anni del Novecento, in tanti suoi dipinti. Tra questi resta emblematico il gigantesco olio su tela, di tre metri per due, del 1910: La città che sale, conservato al Metropolitan Museum di New York.

Le industrie e le fabbriche sono un soggetto molto amato anche da Mario Sironi che, propugnando la necessità di un Ritorno all'Ordine, fin dai primi anni Venti interpreta la dimensione urbana con pennellate lente, privilegiando volumetrie e spazialità classiche, dai toni smorzati. Oltreoceano, con un ancor più nitida oggettività, lo statunitense Charles Sheeler descrive la suggestione quasi metafisica della nuova società industrializzata in quadri al limite dell'iperrealismo. Simile nello stile, ma ben diverso nella poetica è Edward Hopper che nei suoi scorci cittadini
coglie il vuoto e la solitudine esistenziale che attanaglia gli abitanti delle prime grandi metropoli americane.
In seguito, dagli anni Cinquanta in poi, con l'imporsi in Europa e negli USA dell'astrattismo e della pittura informale, il tema della città viene meno. Elementi urbani permangono solo nella Pop Art degli anni Sessanta, tuttavia subito dopo figurazione e pittura soccombono estromesse dall'incalzare delle neoavanguardie: Minimalismo, Arte Concettuale, Land Art e Arte Povera. Si ritorna a dipingere solo all'inizio degli anni '80. con l'affermarsi della Transavanguardia italiana, della New Image Painting statunitense e dei Neue Wilde tedeschi, ma questo revival figurativo non fa tornare in auge il tema delle città. Tra gli artisti delle ultime generazioni, c'è però chi nuovamente sembra appassionarsi a questo argomento.
Ne presentiamo due che, sia pur operando con tecniche e linguaggi assai diversi, in aree geograficamente molto lontane, hanno un interesse analogo per la dimensione urbana:
Enrico Tommaso De Paris a Torino e Anne-Clémence de Grolée a Palermo.

(Guido Curto)

Sei qui: Home Exhibitions Catalogo Dal Catalogo - Città