Dal Catalogo - Fotografie

La mostra raccoglie 40 fotografie in bianco e nero realizzate nelle catacombe dei cappuccini di Palermo. Le inquadrature di queste fotografie sono volontariamente ravvicinate ai corpi ed escludono dal campo tutti i dettagli malsani, concentrandosi piuttosto sulle pieghe degli abiti, l'usura dei tessuti, i ricami - il disegno di una mosca, un messaggio d'amore - , le mani coperte dai guanti, masse di chiffons nere dalle quali non emerge quasi nulla...
Queste foto, nella loro voluta parzialità di rappresentazione, sono solenni e richiamano con forza un'attenzione rinnovata alla memoria di quella che fu una vita. Fanno riflettere, e, come osserva Letizia Battaglia nel testo in catalogo, la mente va al lavoro di Boltanski: anche Franca Trovato ci fa il dono di una pausa di silenzio nella quale possiamo ritrovare il questo è stato del nostro passato, il sedimento storico sul quale ci muoviamo, il valore inestimabile della memoria.
La mostra è il primo appuntamento del ciclo Lo sguardo degli altri: artisti stranieri guardano la Sicilia, realizzato in collaborazione con il Centro Culturale francese di Palermo, l'Istituto Italiano di cultura di Marsiglia e l'Assessorato regionale ai Beni Culturali e Ambientali e della P.I. A partire dal 23 aprile, mentre prosegue la mostra della Trovato, saranno realizzati tre interventi artistici di Anne Clémence de Grolée nel nuovo spazio di Via Gioeni 29.

Tecnica: apparecchio fotografico Mamiya 330s, forat 6 x 6 - films Kodak bianco e nero, plusx pan e Tmax 100.     


Franca Trovato            
Biografia
nata nel 1965 a Reims in Francia, vive oggi a Marsiglia. Figlia di siciliani si è affermata in Francia come fotografa. dopo aver studiato alla Scuola di Belle Arti di Reims ed essersi specializzata all'Università di Parigi. Ha realizzato lavori fotografici in Francia, in Sicilia e in Giappone grazie anche al supporto della Direzione Affari Culturali della Francia. L'interesse per la Sicilia, la sua storia e la sua cultura si trasforma in uno sguardo profondo e particolarissimo, nel taglio delle foto e nella scelta dei soggetti.

Née à Reims (France), en 1965. Vit aujourd'hui à Marseille. Fille de siciliens, elle s'est affirmée comme photographe après avoir étudié à l'Ecole des Beaux-Arts de Reims et s'être spécialisée à l'Université de Paris. Elle a réalisé des œuvres photographiques en France, en Sicile et au Japon grâce au soutien de la Direction des Affaires Culturelles de la France. L'intérêt pour la Sicile, son histoire et sa culture se transforme en un regard profond et très particulier, dans le cadrage des photographies et dans le choix des sujets.

Aprofondimenti
Le catacombe di Palermo
Les Catacombes de Palerme

Si tratta di una serie di quaranta immagini realizzate nelle catacombe dei cappuccini della città di Palermo tra il 1995 e il 1996.
In questo luogo sono esposte numerose mummie: spoglie di religiosi, ma anche una parte significativa della popolazione palermitana per la quale era importante poter essere rappresentata ai posteri. Il processo di mummificazione e l'accoglimento di nuovi ospiti si è interrotta agli inizi del '900. Le gallerie sono aperte al pubblico e le mummie sono distribuite in base al ruolo che i vivi avevano occupato nella società: i religiosi, i nobili, i rappresentanti del potere, le ragazze, le coppie….. Il visitatore può così ricostruire la composizione di una società non poi così lontana nel tempo percorrendo i lunghi corridoi nei quali sono collocati, per lo più in posizione eretta, gli attori nel loro costume di origine.
Le inquadrature di queste mie fotografie sono volontariamente ravvicinate ai corpi, per meglio avvicinare la presenza. Ho nascosto tutti i dettagli malsani o che avrebbero potuto segnalare una qualsiasi identità del morto. I dettagli che sono visibili sono le pieghe degli abiti, l'usura dei tessuti, i ricami (una mosca disegnata, un messaggio amore mio ), le mani, delle quali è difficile dire se siano ancora coperte dai guanti, delle masse di chiffons nere dalle quali non emerge quasi nulla. Queste immagini non possono essere isolate le une dalle altre. Esse danno, nel loro insieme, corpo a un'idea: quella dell'impossibilità di 'rendere' attraverso l'immagine l'identità degli esseri, ma anche nel loro insieme testimoniano il 'questo è stato' della rappresentazione mortifera.

Il s'agit d'une serie de quarante images réalisée dans les Catacombes des capucins de la ville de Palerme entre 1995 et 1996.
Dans ce lieu sont mises en scène de nombreuses momies, dépouillées de religieux bien sûr, mais aussi d'une grande partie de la population palermitaine pour laquelle il était important de pouvoir être encore représentée sinon présente. Le procédé de momification et l'accueil de nouveaux pensionnaires s'arrête au début de ce siècle. Les galeries sont ouvertes au public et organisées selon la place dans la société qu'occupaient les morts: les religieux, les nobles, les représentants du pouvoir, les jeunes filles, les couples…..Le visiteur peut ainsi revisiter la composition d'une société pas si lointaine en parcourant de longs couloirs dans lesquels sont nichés, debout pour la plupart, ses acteurs dans leurs costumes d'origine. Les cadrages de ces photographies sont volontairement près des corps, pour mieux en cerner la présence. J'ai occulté tout détail morbide ou qui signalerait une quelconque identité du mort. Les détails qui sont visibles sont les plis des vêtements, l'usure des tissus, les graffiti (une mouche dessinée, un message: 'amore mio'), les mains dont il est difficile à dire si elles sont encore gantées, des masses de chiffons noires d'où presque rien n'émerge. Ces images ne peuvent être isolées les unes des autres. Elles donnent ensemble corps à une idée: celle de l'impossibilité de rendre par l'image l'identité des êtres, mais aussi par leur leur regroupement témoignent du ça a été de la représentation mortifère.


Letizia Battaglia
fotografa

Non c'è fotografo che non abbia provato a fotografare i cappuccini delle catacombe di Palermo. Siciliano o straniero. La potenza tragica del luogo continua a suscitare il bisogno di misurarsi con la sua drammaticità. Ricordo che un fotografo francese, di cui rammento solo il nome, Xavier, fotografò i volti rinsecchiti in movimento. Aveva sentito il bisogno di farli agire, la loro visibile immobilità, risultando troppo penosa, così esposta allo sguardo indiscreto del visitatore, forse gli era stata insopportabile.

Franca Trovato, arrivata dalla Francia dove vive, venne a trovarmi un giorno, a Palermo, per mostrarmi le sue foto dei cappuccini. Quando mi aveva telefonato le avevo riposto un po' rassegnata di venire. Non mi aspettavo di vedere cose nuove.
E lei arrivò con una grande scatola, la aprì, tirò fuori dei fogli candidi di carta velina ed una ad una estrasse dall'involucro le sue fotografie.
Pensai immediatamente a Boltanski, artista che adoro.

Lei non aveva fotografato il viso o il corpo morto. Lei aveva fotografato quello che rimaneva intatto di una storia di vita. Era emozionante quello che stavo vedendo e che non avevo saputo cogliere con le mie stesse fotografie: quali particolari di vita lei aveva saputo vedere in quella esplicita esposizione della morte!
Il vestito! Il vestito indossato nell'ultimo istante della vita, rimasto intatto mentre il corpo si prosciugava negli anni sempre più. Stoffa grigia, trama fitta, asole, bottoni, cuciture, ricami, un punto dietro l'altro. La manica appoggiata su quello che fu un braccio, con eleganza, solenne.
Sì, queste foto, nella loro voluta parzialità di rappresentazione, sono solenni ed incosciamente, o forse no, richiamano con forza un' attenzione rinnovata alla memoria di quella che fu una vita.
Fanno riflettere. Proprio come il lavoro di Boltanski che si avvale di reperti fotografici, cioè di vecchie foto di gente che non vive più per creare le sue installazioni, i suoi libri, e donare allo stereotipo della coscienza collettiva il valore della memoria.

Franca espone queste fotografie per la prima volta a Palermo e questo lo consideriamo un dono, ma anche un augurio. Che continui su questa strada, che non si faccia attrarre da altre strade fotografiche. Da fotografa a fotografa.

Il n'existe pas de photographe qui n'ait essayé de photographier les capucins des catacombes de Palerme. Sicilien ou étranger. La puissance tragique de ce lieu continue de susciter le besoin de se mesurer avec sa force dramatique. Je me souviens d'un photographe français -dont je me rappelle seulement le prénom, Xavier- qui photographia les visages desséchés en mouvement. Il avait ressenti le besoin de les faire agir peut-être parce que leur visible immobilité, trop pénible, exposée de la sorte au regard indiscret du visiteur, lui avait semblé insupportable. Franca

Trovato, à son arrivée de la France où elle vit, vint me rendre visite un jour, à Palerme, pour me montrer ses photographies des capucins. Quand elle m'avait téléphoné, je lui avais répondu un peu résignée de venir. Je ne m'attendais pas à voir des choses nouvelles.
Et elle arriva portant avec elle une grande boite, elle l'ouvrit, enleva des feuilles immaculées de papier de soie et sortit l'une après l'autre ses photographies de leur écrin. J'ai pensé immédiatement à Boltanski, un artiste que j'adore.

Elle, elle n'avait pas photographié le visage ou le corps mort. Elle avait photographié ce qui restait intact de l'histoire d'une vie. C'était émouvant ce que j'avais sous les yeux et que je n'avais pas su saisir avec mes propres photographies, ces détails de la vie qu'elle, elle avait su voir dans cette exposition explicite de la mort.
Le vêtement ! Le vêtement porté au dernier instant de la vie, resté intact tandis que le corps se desséchait de plus en plus au cours des années. L'étoffe grise, la trame serrée, les boutonnières, les boutons, les coutures, les broderies, point après point. La manche appuyée sur ce qui fut un bras, avec élégance, solennelle. Oui, ces photographies, dans cette volonté de représentation partielle, sont solennelles et réclament avec force inconsciemment, ou peut-être pas, une attention nouvelle à la mémoire de ce qui fut une vie.
Elles font réfléchir. Exactement comme le travail de Boltanski qui se sert d'éléments photographiques, en particulier de vieilles photos de personnes qui ne sont plus vivantes pour créer ses installations, ses livres et donner au stéréotype de la conscience collective la valeur de la mémoire.
Franca expose ces photographies pour la première fois à Palerme et cela, nous le considérons un don, mais nous exprimons aussi un souhait. Qu'elle continue sur cette route, qu'elle ne se laisse pas attirer par d'autres routes photographiques. De photographe à photographe.

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